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Si scrive per se stessi o per gli altri?

Racconti on line

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Si scrive per se stessi o per gli altri? In gioventù, discutendo con un compagno di scuola affermavo, con la sicurezza e l'irruenza dei verdi anni, che non c'erano dubbi: si scrive unicamente per sé stessi. In effetti, se scrivevo una lettera a una persona, finivo per non spedirla e conservarla, chiusa nella sua busta con tanto di indirizzo di destinatario e mittente, in mezzo a qualche libro o in un angolo riposto, insieme a confessioni, sogni e tentativi poetici. L'amico mi faceva notare che scrivere per se stessi non aveva senso ma, malgrado le sue sottili argomentazioni, non riusciva neppure a scalfire le mie certezze. In tutti questi anni, le lettere ho imparato a affrancarle e imbucarle ma non ho perso l'abitudine di scrivere per me stesso, a mano,con la macchina da scrivere, il computer, su quaderni, blocchi, fogli mobili, fogli elettronici . Ho continuato a scrivere, apparentemente con il solo intento di lasciare una traccia di un determinato momento, di una storia, un sentimento, un viaggio, uno stupore. Una specie di disordinato diario e, allo stesso tempo, una forma di autoanalisi che mi ha aiutato a vedere più chiaro nella mia vita. Forse, dietro a tutto quel materiale, diligentemente conservato in valigie e scatoloni e raramente consultato, c'era sempre stato l'inconfessato desiderio di utilizzarlo un giorno per scrivere, non più solo per me stesso ma anche per gli altri. Eppure, quando mi sono deciso a scrivere racconti e sono andato a frugare in mezzo a tutta quella carta ingiallita ho finito per trovare ben pochi spunti. La maggior parte di quel materiale sembrava sbiadito e dannatamente lontano nel tempo per essere utilizzato in storie credibili. Ora scrivo, per gli altri, storie saldamente calate nel presente ma mi rimane sempre il sospetto che in fondo in fondo scrivo sempre e solo per me stesso.